Reverse Floating Rate Note – Definizione e Significato

La reverse floating rate note, identificata anche con la sigla Rfrn e denominata in gergo reverse floater, costituisce un
particolare tipo di obbligazione, in parte a tasso fisso e in parte a tasso variabile.

Il tasso variabile, poi, risulta inversamente (reverse) correlato con i tassi di mercato, per cui se essi scendono la cedola variabile pagata dalla rfrn aumenta e
viceversa.

In particolare, questo tipo di obbligazioni prevedono il pagamento di una cedola fissa per un certo numero di anni e successivamente il pagamento di una cedola variabile, determinata come differenza fra un valore di riferimento e un tasso
di mercato prescelto. Per esempio, il titolo Bei 1998-2013 determina la cedola variabile pagabile dal febbraio 2003 come la differenza fra 15% (valore di riferimento) e il doppio del Libor (tasso di mercato prescelto), con un massimo del
6,5% e un minimo del 3%, valevole però soltanto per le cedole pagabili a partire dal 2009. Al crescere del Libor, pertanto, diminuisce la cedola pagata dall’obbligazione e viceversa.

Queste obbligazioni rappresentano una sorta di scommessa fra l’emittente e il sottoscrittore: il primo punta sulla futura
risalita dei tassi di mercato, il secondo, sulla loro caduta. Resta inteso che, in ogni caso, il tasso di interesse non potrà
diventare negativo: il sottoscrittore, pertanto, non dovrà pagare una cedola all’emittente. Nell’esempio del titolo Bei, ciò
significa che nel periodo in cui non è operativo il limite minimo del 3% (2003-2008), per valori del tasso Libor pari o
superiori al 7,5%, la cedola sarà comunque pari a zero.

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Come Comprare Online Senza Rischi

La possibilità di fare acquisti online è uno degli aspetti più comodi dell’ormai vastissima diffusione di internet nelle nostre vite: rapidità, possibilità di valutare le alternative senza spostarsi da casa, sconti e occasioni; tuttavia, può capitare di imbattersi in una truffa.

Come ci si può difendere? Non è necessario rinunciare a questo comodo strumento moderno; basta seguire alcune regole di sicurezza per evitare di cadere in un tranello. Se, infatti, per realizzare una truffa su internet basta registrare un sito internet con dati falsi e mettere in vendita beni o servizi inesistenti, è anche vero che la Polizia Postale è sempre al passo con i cybercriminali per contrastare tali fenomeni: basti pensare che nel solo 2014 sono stati sequestrati 2.352 spazi virtuali. E proprio dalle esperienze passate ha preso il via la campagna di prevenzione “Utente avvisato mezzo salvato”, che ha portato alla formulazione di una semplice guida per i consumatori alle prese con gli acquisti su internet.

La guida antitruffa. La guida messa a punto dalla Polizia Postale si articola in poche, semplici regole, che vi riassumiamo di seguito
Utilizzate software aggiornati, dal browser all’antivirus, disponibili anche gratuitamente.
Preferite siti certificati o ufficiali, che offrono maggiori garanzie in termini di sicurezza, assistenza e così via. Verificate la presenza di marchi quali Trust, Verified o VeriSign.
Controllate che il sito disponga di Partita Iva, indirizzo, numero di telefono e così via.
Leggete i commenti e i feedback degli altri clienti, sia sul sito stesso che su forum dedicati al settore.
Se utilizzate smartphone o tablet, utilizzate le app ufficiali dei negozi per completare gli acquisti.
Preferite pagamenti con carte ricaricabili o Paypal e diffidate dai venditori che vi chiedono dati riservati come PIN o password.
Diffidate da mail e sms che vi invitano a cliccare su un link: spesso l’indirizzo del mittente è molto simile all’originale, ma si rischia di finire su pagine web trappola attraverso cui i cybercriminali potrebbero infettare il pc o rubare informazioni personali o numeri di carte di credito.
Non sottovalutate alcuni dettagli come l’assicurazione degli acquisti, le modalità di transazione e consegna e così via.

Restano poi valide alcune regole di buon senso come: diffidare dalle offerte eccessivamente allettanti; evitare di effettuare acquisti utilizzando reti wifi pubbliche; diffidare dai siti che non compaiono sui motori di ricerca.

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Rating – Definizione e Significato

Una legge economica asserisce che un maggiore rischio deve essere ricompensato con una più elevata remunerazione.

A parità di rendimento infatti, l’investitore preferisce fare prestito al debitore economicamente più solido. Chi ha quindi
una situazione finanziaria meno florida, per ricevere i fondi di cui ha bisogno, deve promettere ai risparmiatori un interesse più elevato. La possibilità di un guadagno maggiore indurrà questi a sottrarre una parte delle proprie attività dagli
investimenti più sicuri e meno remunerativi per orientarli verso quelli più rischiosi e allettanti.

Il problema però è classificare ciascun prenditore di capitale in funzione della propria capacità di onorare gli impegni
assunti, di restituire cioè la somma ricevuta e di pagare gli interessi promessi. Tale valutazione è tutt’altro che semplice
e richiede approfondite analisi delle risultanze di bilancio, nonché l’elaborazione di ulteriori informazioni. Per questo
motivo, tale lavoro è svolto da società specializzate, le agenzie di rating. Esse danno a chiunque ne faccia richiesta, e
d’ufficio ai debitori più grandi e noti, ossia principalmente gli Stati e le organizzazioni internazionali, un voto, che rappresenta sinteticamente il grado, rating, di rischio connesso alla situazione finanziaria di ciascuno.

Non esiste un’unica scala di valori in base ai quali viene redatta la pagella dei migliori e dei peggiori, ma questa varia a
seconda delle agenzie. Le due più famose sono le americane Moody’s e Standard & Poor’s, le quali prevedono diverse
gradazioni di rischio, ciascuna denominata in maniera differente, con uniche eccezioni la votazione massima (AAA, debitore eccellente) e minima (C, debitore con profilo di rischio elevatissimo), identicamente denotate. “C” non indica tuttavia rischiosità massima, ma soltanto la più elevata fra quelle classificabili: vi sono società così rischiose da non meritare nemmeno il rating più basso.
Il rating di norma viene richiesto dallo stesso prenditore, che ne sopporta anche le spese, per spuntare un interesse minore. Il mercato infatti attribuisce a questi voti notevole importanza e premia chi riesce a ottenere almeno un “piazzamento”.

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Come Girare una Cambiale

In questa guida spieghiamo come girare una cambiale.

Le girate
-Servono per trasferire il diritto di ricevere il pagamento della cambiale dal beneficiario ad un altro soggetto
-Vengono scritte sul retro della cambiale
-Non è previsto un numero massimo di girate
-Possono essere in pieno o in bianco.

Per girare una cambiale in pieno è necessario che il beneficiario scriva sul retro della cambiale
-la data in cui effettua la girata
-la dicitura “e per me pagate il sig ….” per indicare il nome del nuovo beneficiario
-la propria firma.

Per girare una cambiale in bianco è sufficiente che il beneficiario apponga la propria firma senza indicare il nome del nuovo beneficiario.
In questo caso il semplice possesso della cambiale ne permette la riscossione.

La girata per l’incasso è una girata impropria in quanto non serve per trasmettere il diritto di ricevere il pagamento della cambiale ad altri ma semplicemente per incassarla
Viene apposta sul retro della cambiale scrivendo la data e la dicitura “per l’incasso” nonché la firma del beneficiario della cambiale o dell’ultimo giratario
Girando la cambiale per l’incasso è possibile incassare la cambiale presso la propria banca senza essere obbligati a recarsi necessariamente nella banca presso la quale la cambiale è domiciliata: in pratica sarà la nostra banca ad incassare per noi la cambiale presso quest’ultima consegnandoci poi il denaro.

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Raider – Significato in Finanza

Raider, che la pronuncia corretta vuole si legga reider, è chi compie raid societari. Raider è la
dizione americana; in Gran Bretagna, per quanto possa apparire paradossale, prende nome di cow-boy. Il Far West, evidentemente, quando si tratta di mercati finanziari non è solamente in California, ma anche nella City, il distretto economico di Londra.

In italiano il raider viene definito scalatore, con palesi rinvii al carattere ascensionale della sua attività. Egli infatti, rastrellando sul mercato azioni di società sane quotate a buon prezzo, sale rapidamente le erte che conducono alla vetta
societaria, conquistando la maggioranza assoluta in assemblea. Una volta impiantato sulla cima il proprio stendardo,
chiede la convocazione dell’assemblea societaria e detta le sue volontà.
Passa quindi all’azione: ridisegna da cima a fondo l’organigramma sociale, separando il grano dal loglio; liquida separatamente i rami d’azienda più proficui, i cosiddetti gioielli di famiglia, traendo pingui profitti; e infine si disfa di quanto
resta vendendo al primo acquirente le azioni che gli sono rimaste in tasca.

Il raider quindi è una figura, per la società vittima, dalle connotazioni spiccatamente negative. Non a caso, il suo campo
d’attività sono i cosiddetti hostile takeover, le . Che diventano contested (oppure defended o anche opposed), cioè , se il consiglio d’amministrazione della società preda reagisce intraprendendo azioni di difesa.

Cosa fa il raider quando individualmente non ha forza bastante, quando cioè non ha proprie risorse finanziarie sufficienti per portare a termine con successo un hostile takeover? Sostanzialmente si trova di fronte un’alternativa – visto che la
terza via, la rinuncia, non fa parte del suo patrimonio genetico: prendere soldi a prestito, e in tal caso lanciare una leveraged bid, un’Opa che fa perno sulla “leva” dei capitali messi a disposizione da terzi – raccolti magari con l’emissione di
junk bonds, obbligazioni spazzatura, ad alto rendimento e rischio ancora più alto; in alternativa, può accontentarsi di
spartire il bottino con altri e costituire il cosiddetto concert party, formare cioè quella che in italiano, rimanendo sempre
valida la metafora alpinistica, viene definita .

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