Come Lavorare nella Consulenza

Il settore del management consulting, in Italia, è un mercato composto da circa 17mila società di consulenza, con 33mila addetti. I dati sono nel rapporto annuale, relativo al 2012, condotto da Assoconsult, l’associazione federativa delle imprese di consulenza, in collaborazione con l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Il settore consulenza, nonostante la fase economica critica, è in ripresa e ha raggiunto la quota di 3,2 miliardi di euro di fatturato. «La consulenza in Italia resiste alla crisi e torna a crescere dopo due anni di contrazione», dice Ezio Lattanzio, presidente di Assoconsult Confindustria. Ma di cosa si occupa un consulente che lavori per un’impresa specializzata e quale formazione deve avere? Lo abbiamo domandato ai responsabili recruiting di tre importanti aziende del settore consulting.

KMPG
«Il consulente è una persona che utilizza le sue conoscenze, competenze, l’esperienza e l’intuizione per semplificare situazioni complesse, analizzare un problema e scomporlo in parti più semplici in modo da poterlo risolvere», spiega Ilaria Lerro, responsabile recruiting e selezione di KPMG Advisory. «È un professionista che, di fronte a una richiesta del cliente, sa come apportare miglioramenti attraverso idee nuove, ma sa anche come utilizzare e valorizzare ciò che c’è già». KPMG è un’azienda network di imprese che offrono servizi professionali ad altre imprese ed è presente in Italia dalla fine degli anni ’50. Oggi ha circa 3mila professionisti e 28 sedi sul territorio nazionale. Le imprese si rivolgono alle società di consulenza perché al loro interno hanno situazioni complesse da gestire dal punto di vista legale, amministrativo, contabile e può capitare che non abbiano risorse umane adeguate a far fronte alla situazione. Ma possono esserci anche altre esigenze, come spiega Lerro: «In tempi di crisi e di recessione come quelli che stiamo vivendo, ci sono aziende che hanno la necessità di contenere i costi, di esternalizzare servizi o di trovare strade alternative ai mercati locali. In tempi non di crisi invece la necessità è di accrescere il fatturato, le dimensioni, il business. Insomma, le richieste sono molteplici e il mercato delle consulenze difficilmente conosce battute d’arresto». Per entrare in KPMG sono privilegiate lauree di tipo economico o scientifico, e a farla da padrone sono Economia e Ingegneria. «Ci interessano percorsi di specializzazione in Finanza d’impresa, per i mercati e le assicurazioni, e quelli in Information Technology o Compliance. È ben vista un’esperienza all’estero in contesti multiculturali e la conoscenza di una o più lingue», specifica la recruiter. Una volta entrati in azienda la formazione continua tramite un percorso “learning by doing” di formazione sul campo e un percorso in aula di formazione tecnica a cui viene affiancata la preparazione sulle soft skills. «Per i neolaureati con l’assunzione in apprendistato prevediamo un pacchetto di 200 ore in aula nei primi 2 anni», continua Lerro.

ACCENTURE
Anche in Accenture l’inserimento dei neolaureati è con contratto di apprendistato professionalizzante, anche se «i candidati esperti vengono assunti a tempo indeterminato», spiega Monica Palma, recruiting director di Accenture. Le lauree più richieste sono in Ingegneria, Informatica ed Economia, e c’è posto anche per giovani professionisti con competenze funzionali e tecniche, capacità di project management e abilità nell’interazione con i clienti. Nata in Italia nel 1957, Accenture Italia conta 9500 professionisti che, spiega Palma, «hanno il compito di fornire e attuare soluzioni tangibili a favore del cliente, partendo dalla comprensione delle sue esigenze. Una delle caratteristiche della professione di consulente è la capacità di elaborare idee non convenzionali e trasformarle in risultati concreti, tenuto conto del settore di business del cliente e delle tecnologie più all’avanguardia». Un mestiere che può portare lontano da casa, «perché la sede di lavoro è quella del cliente, quindi si viaggia e spesso si vive in trasferta», racconta la recruiting director di Accenture, «si impara a lavorare all’interno di team internazionali a fianco di colleghi con competenze diversificate». Ambito SAP, embedded software, networking, architetture e infrastrutture tecnologiche, risk management e ambito digital sono i settori che trainano: «In base alla nostra esperienza il settore consulenza è costantemente in crescita», conferma Palma. Anche in Accenture la formazione continua costantemente anche dopo l’assunzione; per i nuovi assunti sono previsti corsi di orientamento e formazione in aula. Con il progredire della carriera i professionisti continuano ad ampliare le loro conoscenze con programmi focalizzati su specifici settori di mercato, una piattaforma di e-learning e un programma di tutoring personalizzato. Umberto Falco ha 30 anni e da tre e mezzo lavora in Accenture, dove è stato assunto dopo la laurea in Economia, un master in Bocconi e uno stage retribuito di sei mesi. Oggi si occupa di marketing di prodotto per le aziende del settore energia. «Supporto le aziende clienti di Accenture nell’identificare la strategia ottimale e gli elementi innovativi che possono generare nuove fonti di ricavo», racconta. «Il compito del consulente è creare valore aggiunto sia verso Accenture sia verso il cliente. Si tratta di portare un punto di vista differente verso il cliente, dare un contributo innovativo nel risolvere i suoi problemi così da migliorarne la performance. Per essere in grado di farlo servono elasticità mentale e sapersi adattare a contesti diversi fra loro. È importante sapersi relazionare con persone all’esterno e con modi di vedere diversi dai propri».

ORACLE
I percorsi professionali all’interno di Oracle, che fa consulenza specialistica su soluzioni e tecnologie gestionali in ambito IT, sono sostanzialmente due: enterprise architect e program-project manager. Entrambi i ruoli possono avere uno sbocco più “manageriale” oppure rivolto alla vendita dei servizi. Oracle è un’azienda di prodotti informatici, sistemi aziendali hardware e software e si rivolge alle imprese con i suoi prodotti ma anche all’implementazione dei progetti aziendali che si basano sulle soluzioni targate Oracle. Ed è qui che entra in gioco l’apporto del consulente. «Nella maggior parte dei casi, i neolaureati assunti hanno in precedenza svolto uno stage da noi», spiega Gabriela Bizzozero, direttore delle risorse umane dell’azienda. Le lauree che cerchiamo sono quelle scientifiche, Ingegneria, Matematica, Fisica, Statistica. Ma anche laureati in Economia con competenze in ambito informatico. Chiediamo l’ottima conoscenza dell’inglese e la disponibilità a viaggiare in Italia e all’estero, anche per lunghi periodi.

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Come Diventare un Avvocato

Quello di avvocato è un mestiere difficile, per il quale è fondamentale avere innanzitutto passione, spirito di sacrificio, una buona salute mentale e fisica e un notevole livello di sopportazione con la consapevolezza di non essere mai preparati abbastanza. Una professione che non presuppone un orario di lavoro e neppure un salario minimo garantito; la strada è lunga e difficile, spesso irta di insoddisfazione e incomprensioni. Cosa fare quindi per diventare avvocati? E quali sono i possibili sbocchi professionali?

Terminate le scuole superiori, occorre iscriversi presso una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza sita nel territorio italiano. Ai fini del conseguimento del titolo di Avvocato, non è rilevante il voto finale con il quale si esce dalla facoltà universitaria, per cui, anche con una votazione minima, ci si può iscrivere all’Ordine degli Avvocati e svolgere il praticantato. Tuttavia, un buon voto può costituire un utile “biglietto da visita” da spendere al momento dell’ingresso nel mondo del mercato del lavoro, e potrebbe dare più chances per entrare in studi legali maggiormente affermati. Judge

Una volta conseguita la laurea, occorre iscriversi presso uno degli Ordini di Avvocati d’Italia e, da quel momento, si assume il titolo di “praticante Avvocato”. Decorso il termine minimo di durata della pratica forense (che la recente riforma ha portato a 18 mesi – con possibilità di iniziare la pratica già nell’ultimo anno di università), si può tentare di dare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Avvocato. La pratica deve essere svolta presso uno studio legale.

In cosa consiste l’esame di Stato per diventare avvocato?

Le prove di esame si dividono in due tranche: la prova scritta, che si tiene in tre giorni consecutivi nel mese di dicembre, e la prova orale, che si svolge in un’unica giornata.

La prova scritta è composta da tre parti così suddivise: due pareri (soluzioni di casi specifici, uno civile e uno penale) e la stesura di un atto. Chi passa gli scritti può accedere alla prova orale, che verte su cinque materie a scelta fra tutti i tipi di diritto (uno fra penale e civile obbligatoriamente, e poi amministrativo, processuale, ecc.), più deontologia forense. Solo una volta superate tutte le prove d’esame si diventa avvocati in cui l’atto finale consiste nell’iscrizione all’Albo.

I neoavvocati si orientano per lo più verso la libera professione, anche se poi uno su tre diventa funzionario presso un ente pubblico. Gli indirizzi maggiormente richiesti sono quelli legati al diritto d’impresa, all’avvocatura di affari, al tributarista.

L’avvocato può quindi esercitare in proprio o alle dipendenze di altri (avvocati, banche, assicurazioni, imprese, pubbliche amministrazioni etc.) la professione. Può altresì essere nominato giudice onorario e svolgere la funzione di giudice di pace o, in qualità di giudice onorario, di magistrato presso la giurisdizione ordinaria (come giudice onorario aggregato, giudice onorario di tribunale o viceprocuratore onorario).

Uno dei “segreti” del successo, anche se nel lungo periodo, di questo percorso di laurea è quello di offrire profili formativi con competenze “trasversali”, che trovano cioè opportunità di impiego praticamente in tutti i settori economici.

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Esempio di Contratto di Franchising

In questa pagina mettiamo a disposizione un esempio di contratto di franchising.

Quando parliamo di Franchising (definita anche Affiliazione commerciale) si intende esattamente: una forma di collaborazione continuativa per la distribuzione di beni o servizi fra un imprenditore autonomo (Affiliante o Franchisor o casa Madre) ed uno o più imprenditori, anch’essi indipendenti (Affiliati o Franchisee). Risulta essere condizione essenziale l’essere giuridicamente ed economicamente indipendenti fra loro e, condizione prevista dalla legge sul franchising, che concludano l’accordo attraverso la stipula di un apposito contratto scritto ove si impegnano reciprocamente a rispettare determinati obblighi e regole.

L’Affiliante concede all’Affiliato l’utilizzazione della propria formula commerciale, comprensiva del diritto di sfruttare il suo know-how (l’insieme delle tecniche e delle conoscenze necessarie) ed i propri segni distintivi, unitamente ad altre prestazioni e forme di assistenza atte a consentire all’Affiliato la gestione della propria attività con la medesima immagine dell’impresa Affiliante.

L’Affiliato si impegna a far proprie politica commerciale e immagine dell’Affiliante nell’interesse reciproco delle parti medesime e del consumatore finale, nonché al rispetto delle condizioni contrattuali liberamente pattuite.

Contratto di franchising
Con il presente contratto, le parti
— società ……………….. , con sede in …………. , via………., n…., iscritta alla cancelleria del Tribunale di
………………. al n……… , cod. fisc. …………, part. IVA ………….. (in seguito denominata “affiliante’”,
rappresentata dall’amministratore Sig. ……………., e la
— ditta …………………….., con sede in …………………… , via………., n…., cod. fisc. ……………..,
part. IVA ……………… , in persona del titolare Sig……………….. (in seguito denominata “affiliato”)
convengono e stipulano quanto segue:
1. Tutti i diritti e obblighi derivanti dal presente contratto, si intendono riferiti al punto di vendita al
pubblico sito in ………………………………….
2. La società affiliante autorizza l’affiliato a utilizzare, per la durata del presente contratto, il proprio
marchio e gli altri segni distintivi rispetto ai quali essa è titolare di diritti esclusivi. In particolare,
l’affiliante farà pervenire entro …. giorni dalla firma del presente contratto le insegne da apporre al punto
di vendita ed il seguente materiale contraddistinto dal proprio marchio: …………………………
L’affiliato è inoltre autorizzato ad utilizzare il logotipo dell’affiliante nell’ambito delle comunicazioni
commerciali inerenti la vendita dei prodotti forniti.
3. L’affiliante si impegna a fornire l’assistenza di un proprio funzionario per un periodo di …….. giorni
dalla firma del presente contratto, per quanto riguarda l’allestimento del punto vendita da parte
dell’affiliato. L’affiliante s’impegna a fornire, su richiesta dell’affiliato, consulenza commerciale e
pubblicitaria nel corso dell’attività alle seguenti condizioni: ……………….
4. L’affiliato si impegna ad acquistare ogni ….. mesi i prodotti della società affiliante per un importo
minimo di lire …….. mensili. I prezzi di acquisto dei prodotti sono quelli indicati dal listino allegato al
presente contratto, e nei successivi listini comunicati entro il …. di ogni anno.
5. L’affiliante si impegna a non aprire propri punti vendita o concludere con altri soggetti contratti analoghi
al presente all’interno della seguente zona: ……………………
6. L’affiliato si impegna da parte sua a non acquistare prodotti destinati alla vendita al pubblico se non da
parte della società affiliante.
7. L’affiliato si impegna a vendere i prodotti dell’affiliante ai prezzi da questi comunicati ogni …. mesi,
ed omogeneamente stabiliti a livello nazionale; l’effettuazione di saldi, od altre forme di promozione
relative ai prezzi richiede la preventiva autorizzazione scritta dell’affiliante.
8. L’affiliato si impegna ad osservare i seguenti orari di apertura al pubblico: ………….. ed i seguenti
periodi di chiusura nel corso dell’anno: ………………….
9. L’affiliante si impegna a consentire che, periodicamente, venga accertato da parte dell’affiliante il rispetto
della sua immagine.
10. Oltre la pubblicità effettuata a livello nazionale, la società affiliante si impegna ad attuare le seguenti
forme di promozione commerciale con specifico riferimento alla ditta dell’affiliato nei seguenti termini:
………….. [oppure: i costi relativi alla attività promozionale intrapresa dall’affiliato si intendono a suo
totale carico].
11. Le responsabilità di tipo civile, penale, amministrativo e fiscale relative all’attività dell’affiliato ricadono
interamente su quest’ultimo, ivi compresa la richiesta di autorizzazioni, concessioni e permessi,
l’allacciamento di utenze, le dichiarazioni e versamenti di qualunque tipo.
12. L’affiliato si obbliga a non cedere o sublocare la propria azienda o a trasferire il presente contratto, senza
la previa autorizzazione scritta dell’affiliante. [eventualmente: in caso di cessione dell’esercizio o di
cessazione dell’attività da parte dell’affiliato, all’affiliante è riservato il diritto di prelazione]
13. Il presente contratto ha vigore dal ……… ed ha la durata di …. anni, al termine dei quali si intende
rinnovato per un identico periodo a meno di disdetta da inviarsi da una parte all’altra tramite lettera
raccomandata almeno …. mesi prima della scadenza.
14. L’affiliato si impegna a non divulgare o utilizzare a vantaggio di terzi informazioni in suo possesso che
potrebbero recare pregiudizio all’affiliante, e a non esercitare attività che possano entrare in concorrenza
con quella dell’affiliante od altri affiliati per tutta la durata del presente contratto e per un anno dalla sua
cessazione
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15. Per ogni controversia relativa al presente contratto è competente il Foro di …………
16. Le spese del presente contratto sono a carico di ……………………….
………………………. [Luogo/data]
………………………. [Affiliante]
………………………. [Affiliato

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Come Lavorare in Norvegia

Voglio parlare di Norvegia. Visto che noi giovani italiani, volendo o dolendo, dobbiamo inventarci un futuro, tanto vale conoscere i paesi migliori dove trasferirsi.
La guida “vivere e lavorare in Norvegia” che hai di fronte è probabilmente una delle guide più complete che troverai sul web. Insieme vedremo tutto quello che devi sapere per lavorare, studiare e addirittura metterti in proprio in Norvegia.

I tempi in cui era facile emigrare, se sono mai esistiti, di certo ora sono finiti e devi prepararti a lottare. Tuttavia, con le dovute informazioni, sarà più facile trasferirsi.

Cosa fare prima di partire per la Norvegia
Prima di avventurarsi in un paese straniero, credo da sempre che la miglior strategia sia quella di testare sul campo il nostro progetto. Grazie alle compagnie low cost, l’europa è ha portata di mano.
Purtroppo, anche se troviamo un volo economico, la Norvegia è uno dei paesi più cari al mondo. Il costo della vita è proporzionato al salario percepito, ma per noi turisti questo serve a ben poco.
La corona norvegese (Nok) è la valuta usata in Norvegia. Al cambio attuale, 1 euro vale circa 8 Nok. Per calcolare il costo della vita, puoi usare il sito Numbeo.
Le aziende con esigenza di lavorare con l’estero sono interessate a candidati con capacità linguistiche. L’economia norvegese è molto solida e le opportunità sono diverse, ma il clima nordico sfiducia molti lavoratori. Per questo motivo, la Norvegia è un paese che offre ancora molti lavori.
Non a caso, la Norvegia occupa spesso e volentieri le prime posizioni per tenore di vita e reddito procapite. Nonostante il clima non adatto a tutti, la Norvegia può essere una scelta valida per chi è alla ricerca di una prima occupazione.
Non mi stanco mai di ricordare l’importanza nel saper comunicare quando si vive all’estero. Il primo consiglio appena atterati è iscriversi ad un corso di norvegese. Molte università offrono corsi in quasi tutte le città.
Prima di partire per la Norvegia, è obbligatoria la conoscenza della lingua inglese. Tra i norvegesi, il tasso di conoscenza dell’inglese è abbastanza elevato.
In molti posti di lavoro, l’inglese è la lingua usata. Tuttavia, se vuoi velocizzare l’integrazione, conoscere il norvegese è quasi d’obbligo.
Purtroppo la lingua norvegese è abbastanza difficile ma questo dipende dalla tua volontà nell’apprendere. Per iniziare a studiare norvegese, puoi usare il corso gratuito sul sito Loecsen.
Il tasso di istruzione è altissimo. Partire per la Norvegia senza almeno una laurea triennale è rischioso, a meno che la tua professione sia molto tecnica.

Lavorare in Norvegia
Dato l’altissimo costo della vita, la prima preoccupazione appena atterati in Norvegia è trovare un lavoro retribuito. I salari sono molto alti e perfettamente in linea con i costi.
Abbiamo già visto l’importanza di possedere un titolo di studio e la conoscenza ottima dell’inglese. Molti annunci di lavoro sono postati sui vari portali ma non tutti.
Una buona strategia è quella di scremare le aziende per settore e contattarle direttamente. Con un pizzico di fortuna, questa strategia è vantaggiosa rispetto all’invio di cv sui portali del lavoro.
Consiglio di consultare le pagine gialle norvegesi e contattare le aziende direttamente sui loro siti web. Dopo aver cercato l’azienda dei sogni sulle pagine gialle (sembra un metodo antico ma in molti casi funziona ancora), il database più grande di tutta la Norvegia è il portale NAV.
Un altro sito in lingua inglese per trovare annunci è Learn4good.
Se sei preoccupato per la stesura del cv per il mercato norvegese, ti consiglio di usare un approccio differente dal classico formato europeo europass. A me non piace come non piace a molti selezionatori.
Se l’europass è largamente accettato in Italia, è ovvio che usare uno stile personale ti evidenzierà dalla massa. Per cercare lavoro in Norvegia, io userei un cv corto e diviso per paragrafi.
Tenendosi dentro la lunghezza massima di 2 pagine word, inizia con una breve presentazione, poi continua con le cose che sai fare per poi elencare istruzione e esperienze passate. Aggiungi, ove possibile, i contatti di precedenti datori di lavoro.
Le condizioni di lavoro in Norvegia sono ottime se comparate con altri stati europei. Come cittadino europeo, non è necessario nessun permesso di lavoro. Nonostante ciò, per un cittadino comunitario è rischieta l’iscrizione presso l’ufficio di polizia entro i tre mesi dall’arrivo.
Sul sito internet Udi, trovi in lingua inglese tutte le informazioni. Se hai già lavoro, la polizia ti rilascerà il certificato di registrazione, puoi prenotare l’appuntamento online qui.
Se non hai un lavoro, hai diritto fino a sei mesi di permesso per rimanere in Norvegia. Una volta trovato il lavoro, otterai il certificato di registrazione dalla polizia.
Senza lavoro non potrai richiedere il codice fiscale norvegese fødselsnummer . Senza codice fiscale non potrai aprire neanche un conto bancario.
Se non hai un lavoro puoi richiedere il numero temporaneo e aprire un conto bancario con funzionalità limitata, tuttavia, dati i costi, meglio focalizzare tutte le energie per la ricerca del lavoro.
Dato il costo della vita, senza lavoro non è comuque possibile rimanere per molto tempo in Norvegia. Non disperare, il mercato del lavoro norvegese è mobile, anni luce dalla triste situazione italiana.

Trovare casa in Norvegia
I costi d’affitto per una sistemazione in Norvegia sono alti, molto alti. I prezzi medi per una stanza partono da circa 600 euro per le grandi città come la capitale Oslo.
Ovviamente, il primo e unico modo per ambientarsi e ridurre i costi è affittare un appartamento condiviso.
I due portali più grandi, che ahimè sono in norvegese, per trovare annunci di case e appartamenti sono Finn e Hybel.
Se abiti a Oslo, i quartieri migliori sono St. Hanshaugen, Frogner, Majorstuen, Skillebekk, Sentrum, Grunerløkka and Torshov.
Quando rispondi agli annunci, controlla sempre se le uteneze sono incluse nel prezzo. Sia che tu viva in appartamento condiviso o casa singola, dovrai pagare una caparra di circa due-tre mesi d’affitto.
Una strategia per ridurre i rischi di fallimento è quella di trovare una sistemazione per un breve periodo, diciamo un mese, e cercare lavoro. Sul famoso sito Airbnb trovi stanze per circa 800 euro per un mese al centro di Oslo.
Una comune strada per ambientarsi all’estero è diventare un lavoratore Aupair o ragazza alla pari. Se per le ragazze questo è forse il miglior modo per iniziare, i ragazzi possono fare del volontariato come ad esempio il wwofing.

Studiare in Norvegia
Lo sapevi che studiare in Norvegia è gratis. Uno dei motivi dell’alta scolarizzazione della popolazione norvegese è appunto la gratuità dell’istruzione.
Come cittadino europeo hai diritto allo studio come un norvegese. Tuttavia, per mantenerti dovrai comunque trovare un lavoretto.
Esistono diverse università e istituti da contattare. In questa pagina trovi la lista completa di tutte le università e scuole in Norvegia.
La qualità dell’insegnamento è eccellente come nel resto del nord europa. Come studente otterai il permesso di studio senza nessun problema.
Se l’università è pubblica e non ci sono tasse da pagare, alcuni corsi specilistici hanno dei costi di iscrizione.

Aprire un’attività in Norvegia
Il sito si chiama Aprire Azienda non a caso. Quando scrivo una guida per un paese, dedico sempre l’ultima parte dell’articolo all’apertura di un’attività.
Se vuoi emigrare in Norvegia, studiare e lavorare, perchè non prendere in considerazione anche la creazione di un business?
Come italiani possiamo sfruttare la nostra italianità per creare un modello aziendale allettante per la popolazione locale.
Se fatto con simpatia e professionalità, aprire un’attività in Norvegia può essere veramente un’opportunità interessante.
Dati i costi d’avvio sicuramente alti, in Norvegia come in altri paesi consiglio sempre un periodo minimo di sei mesi di lavoro dipendente.
Il periodo d’ambientamento, oltre ad essere importante dal punto di vita finanziario, è utile per studiare la città e capire bene cosa potrebbe funzionare e cosa no.
Il modo migliore è fare una ricerca di mercato sul campo e ascoltare le lamentele delle persone. Cosa manca alla città? Quali sono i bisogni inascoltati delle persone?
Un’attività che risponde a queste domande è un business che ha buone potenzialità di successo.
Creare un’azienda in Norvegia è semplice e veloce. Il sistema burocratico è efficiente e lineare.
Dopo aver scelto la forma giuridica adatta per il tuo business, la scelta generalmente è tra lavoratore autonomo o LTD. I costi di registrazione variano dai 200 euro per il lavoratore autonomo per salire a 700 euro per l’azienda LTD.
Per registrarsi, devi compilare un form online oppure cartaceo (costi diversi), e presentarlo all’ufficio centrale di registrazione chiamato Brønnøysund Register Centre.
I paesi nord europei sono famosi per gli alti standard di vita e il welfare sociale ma purtroppo le tasse sono alte. Se cerchi un paradiso fiscale, la Norvegia non fa certo al caso tuo.
L’Iva è al 25% tranne che per alcuni prodotti dove si applica tassi ridotti del 15% e del 8%. Se devi assumere dipendenti i costi del personale sono ovviamente alti. Le tasse sui profitti per le aziende sono al 27%.
In cambio degli alti costi però riceverai efficienza e poca burocrazia. Qualsiasi dubbio o incertezza, trovi moltissime informazioni sul portale pubblico Altinn.

Trasferirsi in Norvegia: considerazioni finali
Siamo arrivati alle conclusioni. La Norvegia è un paese dai paesaggi mozzafiato e dalle mille opportunità. Nonostante ciò, dopo tanti viaggi, ho capito che il paradiso in terra non esiste per nessuno.
Se da una parte la Norvegia occupa le prime posizioni per qualità della vita, dall’altra Oslo è considerata la città più cara al mondo. Se i cibi locali sono abbordabili, dall’altra i prodotti importati sono carissimi.
Come italiani sappiamo bene l’importanza di un buon olio di oliva e di un bel piatto di pasta. Probabilmente il vivere in Norvegia cambierà in parte le tue abitudini ma alcune resteranno e per queste dovrai pagare.
Un altro punto a sfavore è il clima. Se inverni gelidi e estati tiepide per te non sono un problema, allora la Norvegia è un buono sbocco lavorativo.

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Part Time – Definizione e Significato

In questa guida spieghiamo in cosa consiste il part time.

Il rapporto di lavoro a tempo parziale (part time) si configura quando l’orario di lavoro fissato nel contratto individuale è inferiore all’orario normale stabilito dalla legge (40 ore settimanali, ex art. 3, co. 1, D.Lgs. 8 aprile 2003, n. 66, e successive modifiche ed integrazioni) o all’eventuale minor orario normale definito dai contratti collettivi applicati (c.d. “tempo pieno”: art. 1, co. 2, D.Lgs. 25 febbraio 2000, n. 61, e successive modifiche ed integrazioni).

Si tratta, pertanto, di un istituto che consente di
soddisfare le esigenze di flessibilità delle imprese nell’utilizzo della manodopera
incrementare il tasso di occupazione di alcune particolari categorie di lavoratori

Il contratto di lavoro a tempo parziale può essere stipulato dalla generalità dei datori di lavoro e dei lavoratori, ivi compreso il settore agricolo

Il contratto di lavoro a tempo parziale può articolarsi in tre diverse tipologie
-orizzontale, la riduzione di orario rispetto al tempo pieno è prevista in relazione all’orario normale giornaliero di lavoro. In questa tipologia di part time, la prestazione lavorativa viene resa tutti i giorni della settimana ad orario ridotto rispetto al tempo pieno: ad es. 4 ore per 5 giorni lavorativi, per un totale di 20 ore settimanali su 40 (art. 1, co. 2, lett. c), D.Lgs. n. 61/2000)
-verticale- si realizza quando il contratto prevede lo svolgimento della prestazione lavorativa a tempo pieno, ma limitatamente a periodi predeterminati nel corso della settimana, del mese o dell’anno: ad es. 8 ore su 3 giorni lavorativi, per un totale di 24 ore settimanali su 40; 6 mesi a tempo pieno nel corso dell’anno (art. 1, co. 2, lett. d), D.Lgs. n. 61/2000).
-misto- si realizza quando il rapporto di lavoro a tempo parziale è svolto secondo una combinazione della forma orizzontale e verticale: ad es. l’attività può essere organizzata mediante l’alternanza di trimestri di lavoro ad orario giornaliero ridotto con trimestri caratterizzati da prestazione piena ma soltanto nel week-end (art. 1, co. 2, lett. d-bis), D.Lgs. n. 61/2000).

La trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time è possibile solo con accordo scritto tra azienda e dipendente, che dovrà quindi inviare una lettera di richiesta part time. Eventuali pretese unilaterali dell’azienda o del dipendente di convertire il rapporto sono contrarie alla legge.

Il part time è quindi uno strumento utile in diverse situazioni.

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