Come Diventare un Avvocato

Quello di avvocato è un mestiere difficile, per il quale è fondamentale avere innanzitutto passione, spirito di sacrificio, una buona salute mentale e fisica e un notevole livello di sopportazione con la consapevolezza di non essere mai preparati abbastanza. Una professione che non presuppone un orario di lavoro e neppure un salario minimo garantito; la strada è lunga e difficile, spesso irta di insoddisfazione e incomprensioni. Cosa fare quindi per diventare avvocati? E quali sono i possibili sbocchi professionali?

Terminate le scuole superiori, occorre iscriversi presso una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza sita nel territorio italiano. Ai fini del conseguimento del titolo di Avvocato, non è rilevante il voto finale con il quale si esce dalla facoltà universitaria, per cui, anche con una votazione minima, ci si può iscrivere all’Ordine degli Avvocati e svolgere il praticantato. Tuttavia, un buon voto può costituire un utile “biglietto da visita” da spendere al momento dell’ingresso nel mondo del mercato del lavoro, e potrebbe dare più chances per entrare in studi legali maggiormente affermati. Judge

Una volta conseguita la laurea, occorre iscriversi presso uno degli Ordini di Avvocati d’Italia e, da quel momento, si assume il titolo di “praticante Avvocato”. Decorso il termine minimo di durata della pratica forense (che la recente riforma ha portato a 18 mesi – con possibilità di iniziare la pratica già nell’ultimo anno di università), si può tentare di dare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Avvocato. La pratica deve essere svolta presso uno studio legale.

In cosa consiste l’esame di Stato per diventare avvocato?

Le prove di esame si dividono in due tranche: la prova scritta, che si tiene in tre giorni consecutivi nel mese di dicembre, e la prova orale, che si svolge in un’unica giornata.

La prova scritta è composta da tre parti così suddivise: due pareri (soluzioni di casi specifici, uno civile e uno penale) e la stesura di un atto. Chi passa gli scritti può accedere alla prova orale, che verte su cinque materie a scelta fra tutti i tipi di diritto (uno fra penale e civile obbligatoriamente, e poi amministrativo, processuale, ecc.), più deontologia forense. Solo una volta superate tutte le prove d’esame si diventa avvocati in cui l’atto finale consiste nell’iscrizione all’Albo.

I neoavvocati si orientano per lo più verso la libera professione, anche se poi uno su tre diventa funzionario presso un ente pubblico. Gli indirizzi maggiormente richiesti sono quelli legati al diritto d’impresa, all’avvocatura di affari, al tributarista.

L’avvocato può quindi esercitare in proprio o alle dipendenze di altri (avvocati, banche, assicurazioni, imprese, pubbliche amministrazioni etc.) la professione. Può altresì essere nominato giudice onorario e svolgere la funzione di giudice di pace o, in qualità di giudice onorario, di magistrato presso la giurisdizione ordinaria (come giudice onorario aggregato, giudice onorario di tribunale o viceprocuratore onorario).

Uno dei “segreti” del successo, anche se nel lungo periodo, di questo percorso di laurea è quello di offrire profili formativi con competenze “trasversali”, che trovano cioè opportunità di impiego praticamente in tutti i settori economici.